LBA Serie A, il Punto di Sportando | Serve compattezza da un movimento sempre disunito

La posizione dei club resta quella di una rispettosa attesa, ma l'annullamento è ipotesi che si fa sempre più largo

Sono giorni in cui l’Italia pensa ad altro, non allo sport. Ma lo sport ha l’esigenza e la necessità, per sé e per tutti gli appassionati, di pensare anche a quello che sarà. Ne il nostro Punto, una settimana fa, abbiamo sottolineato la necessità di «attesa» e «buon senso».

Non altro. Anche in Legabasket, la volontà non è ripartire a tutti i costi, mettendo a repentaglio la salute di giocatori, staff e appassionati. Solo attendere, e comprendere. Ecco perché certi “salti in avanti”, in molti casi anche ben argomentati e non solo figli della propria convenienza, non devono oggi essere il punto di partenza di ogni riflessione.

Resta la sensazione, che si sta diffondendo sempre più anche nei club stessi, che tornare a giocare sarà complicato per questa stagione 2019-2020. Non per gli stranieri che hanno lasciato il paese, non per la mancanza di allenamenti, non per ragioni di sponsorizzazione, anche perché in fondo, programmare la prossima stagione, oggi come oggi, è impossibile. Quali sponsor ci saranno effettivamente? Dunque, quali budget avranno i club?

Lo stesso vale per l’inevitabile richiesta di aiuto del governo, che si può mettere sul tavolo a prescindere da un rientro in campo per fine maggio.

La sensazione è ovviamente legata ad un’emergenza che, ad oggi, non ha una data di termine, e tornare in campo “a porte chiuse” sarebbe una forzatura irresponsabile, come è stato per le gare di Trieste e Roma del 7 marzo, perché un’esigenza di sicurezza tale significherebbe confermare l’esistenza di un pericolo, e dunque mettere a rischio la salute delle persone coinvolte.

Tuttavia, giusto ribadirlo, al momento la politica dei club resta quella di immobile attesa in una situazione drammatica, ben più “alta” del gioco stesso.

Inutile, infine, parlare di scudetto o coppe europee. Questo tricolore non va assegnato per cause di forza maggiore, perché nulla dall’esterno richiede l’assegnazione di un titolo, né crediamo che esistano club interessati a questo tricolore. E non crediamo neanche nella necessità di una graduatoria per le coppe europee, in una Lega in cui ogni anno alcuni club rinunciano all’opportunità, ancor di più oggi con gli sponsor “in crisi”.

Servirà, come ultima istanza, una scelta condivisa di tutti i club, chiamati a quella “compattezza” che

non è mai esistita, neanche nel “ribaltamento” di Egidio Bianchi in fin dei conti. E certamente, la risposta che arriva oggi da GIBA a LNP, non lasciano intravedere nulla di buono. Come sempre.