La storia di Myles Carter, nuovo volto della Happy Casa Brindisi

Lo speciale sul nuovo arrivo di Brindisi

"Dio ha un piano per tutto e penso che il mio fosse quello di passare momenti difficili, rialzarmi e imparare dagli errori commessi. Ho dovuto combattere i miei demoni, conviverci e andare oltre".


Myles Carter, ‘big man’ di 206 cm per 104 kg dall’esplosività contagiosa, è nato nell’Illinois a Chicago nel 1997 scegliendo fin dagli albori la sua strada, quella strettamente legata  alla palla a spicchi. Un percorso lungo, travagliato, fatto di ostacoli, cadute e nuovi inizi. Un percorso di vita per un ragazzo di soli 24 anni ma già con tanta esperienza e bagaglio sopra le sue larghe spalle.


Reclutato ‘tre stelle’ dalla St. Rita of Cascia High School, nel 2015 decide di rifiutare l’offerta della sua città natale DePaul per firmare con Seton Hall, sua prima esperienza fuori da casa. Il biennio non ha rispettato le attese, nonostante il talento cestistico chiaro e palese a tutti. Le severe regole del college in ambito scolastico portarono all’esclusione di Myles dalla scuola, un vero duro colpo per lui e la sua famiglia.



"È stato un mix di cause, ma in poche parole non ero pronto a gestire le mie responsabilità da uomo. Non ho soddisfatto le aspettative che il mio allenatore aveva fissato per me. Onestamente se l’avessi fatta franca sarei ancora la stessa persona, quindi penso sia stata una benedizione. Vivere da soli per la prima volta non è stato semplice, avevo bisogno di passare quel periodo per capire cosa fosse giusto e sbagliato".


Dopo l’esclusione da Seton Hall, Myles tornò a Chicago per vivere con sua madre Tracey, vera chioccia per l’amato figlio. Poco dopo ecco il trasferimento a Seattle, terra della sua rinascita, per vivere con suo padre James. Fu lui a spingerlo a trovare nuovamente l’amore per la pallacanestro: "Non sapevo cosa mi riservasse la vita a quel punto. Ho messo in imbarazzo i miei genitori e ora? Mi sono guardato allo specchio, ho dovuto capire che tutti attraversano momenti difficili, non sono diverso o speciale rispetto a chiunque altro. Per un attimo ho perso l’amore per il gioco ma, una volta tornato, sapevo che nulla sarebbe stato in grado di fermarmi".


Dopo un anno e mezzo lontano dal basket giocato, Carter giocò la sua prima partita l’11 novembre 2018. Davanti a sua madre realizzò 23 punti con 11 rimbalzi e 3 stoppate nella vittoria casalinga di Seattle U. "Il miglior consiglio che lei mi abbia dato è di credere in me stesso ed essere me stesso. È quello che faccio". Nella stagione 2019/20 realizza undici doppie doppie, quasi 13 punti di media a partita, al primo posto per stoppate (1.8) e al terzo come rimbalzista ‘Western Athletic Conference’. Prestazioni che gli valgono la menzione nell’All-Defensive Team WAC e All-District Second Team NCAA Division I.


"Non ho bisogno di segnare 20+ punti, non mi interessa quanti punti ho fatto a fine partita bensì quanti tiri ho bloccato, penetrazioni stoppate, rimbalzi conquistati. Se ho fatto tutto questo, vuol dire che ho svolto il mio lavoro". La stagione passata è stata la prima in Europa, in Turchia al Budo Gemlik, alla media di 15.7 punti (44% da tre), 7.8 rimbalzi e 1.2 stoppate a partita.


Myles ora è pronto per un ulteriore step nella sua vita e carriera. Italia – Brindisi, Stella del Sud.


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