La sfida vinta di Slums Dunk nelle baraccopoli

50 borse di studio e 2 ragazzi che ora giocano negli Stati Uniti: la sfida (vinta) di Slums Dunk che porta il basket nelle baraccopoli del mondo

La palla a due è stata alzata nel 2011, quando Bruno Cerella, in forza alla Umana Reyer Venezia ed ex Olimpia Milano, e Tommaso Marino, ex capitano di Ravenna che ha militato nella Montepaschi, dopo 20 giorni passati in Kenya, la maggior parte dei quali a giocare a basket nella baraccopoli di Nairobi, decidono di fare della loro passione e del loro lavoro anche un’esperienza di vita più grande.


Da qui nasce l’associazione Slums Dunk, nome non casuale: "Slam dunk" in gergo cestistico è la "schiacciata" ed è stato volutamente storpiato in "Slums", che significa baraccopoli. Nel progetto ideato dai due amici, il basket diventa uno strumento educativo, che può salvare migliaia di ragazzini da situazioni di difficoltà estrema. "Per dar vita alla prima Basketball Academy, ci siamo appoggiati ad alcune onlus presenti sul territorio che si occupano dell’istruzione dei ragazzi, offrendo il nostro sostegno per quanto riguarda lo sport: nel 2014 abbiamo creato il primo campetto nella baraccopoli di Mathare a Nairobi, un luogo dove in 1,5 km2 vivono circa 200.000 persone, di cui la metà sono ragazzi e ragazze sotto i 18 anni. Una situazione di degrado assoluto dove è molto frequente che i più giovani perdano gli anni più spensierati della loro vita finendo in giri di droga, prostituzione e criminalità – spiega Bruno Cerella – La nostra idea è quella di garantirgli un’educazione non solo sportiva, ma anche sui valori importanti della vita: il gioco del basket va oltre la competizione e insegna il rispetto, la disciplina e l’amicizia. Per farlo, abbiamo insegnato i fondamentali del basket ad alcuni ragazzi del posto, che ora sono gli allenatori delle nostre Academy. Svolgono un ruolo fondamentale per noi perché portano avanti con continuità le attività sportive e seguono anche gli aspetti organizzativi in loco, mantenendo un contatto diretto con la nostra sede centrale a Milano".


Dal 2014 il tabellino del team di Slums Dunk, che oggi conta 35 persone e si sostiene solo grazie alle donazioni, ha continuato a crescere: oggi le Basketball Academy sono 5: 2 in Kenya, 2 in Zambia e un progetto iniziato da poco più di un anno in Argentina, Paese nativo di Cerella. Ogni Academy conta circa 150 ragazzi e ragazze sotto i 18 anni e, se si considerano anche alcuni progetti sanitari nati in corso d’opera per le cure dentarie,  ginecologiche e per la prevenzione dell’HIV, in tutto sono stati coinvolti 5.000 tra ragazzi e le loro famiglie.


Ci sono poi risultati sportivi incredibili, che coronano quanto di buono sta facendo l’associazione: "Abbiamo conferito per merito sportivo 50 borse di studio che hanno permesso ad altrettanti ragazzi di proseguire gli studi. Due dei nostri ragazzi ora sono addirittura volati oltreoceano: uno partecipa al campionato dei college, mentre l’altro è appena entrato nel campionato universitario NCAA, che è l’anticamera dell’NBA" racconta Bruno.


Sebbene la sfida di Bruno e Tommaso sia stata ampiamente vinta, non è ancora tempo di appendere le scarpe al chiodo. Tutt’altro, fervono i preparativi per alcuni importanti progetti nel mondo e anche in casa nostra.


"Proprio durante la quarantena sono stato contattato sul mio profilo Instagram da Chanthy, una ragazza cambogiana con la passione per il basket e con un grande cuore: con la sua famiglia che sta a Torino coordina una associazione che toglie i bambini dalla strada e si occupa della loro istruzione, dando loro anche un sostentamento alimentare. Mi ha chiesto di incontrarci per coinvolgermi e ora stiamo mettendo le basi per creare la prima Basket Academy di Slums Dunk in Asia, in Cambogia".


Nonostante il fresco rinnovo con la Umana Reyers Venezia, Bruno mantiene salde le sue radici a Milano, dove ha sede l’associazione Slums Dunk e dove sta ultimando i preparativi per lanciare un bel progetto anche nelle periferie del capoluogo lombardo. "Dalla riqualificazione di alcune aree è possibile creare spazi di condivisione che, specie nelle aree più periferiche di Milano, permetteranno di aggregare ragazzi e di insegnare loro i valori importanti della vita attraverso il basket. Ho attivato ora i primi contatti con le istituzioni competenti e il Comune di Milano per verificarne la fattibilità ma spero a breve di partire con la riqualificazione di un campo già esistente e con la realizzazione di un altro nuovo di zecca. Ho anche in mente un progetto molto particolare per la realizzazione di un campetto dallo stile eccentrico, simile al Playground Duperré nel quartiere Pigalle di Parigi: un luogo che oltre al gioco potrebbe essere adibito a eventi, tornei o shooting fotografici, il cui ricavato andrebbe a sostenere sempre Slums Dunk" conclude Cerella.


Fonte: Slams Dunk.

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