La motivazione di Cavaliero? Si chiama Trieste
L’esperto esterno dell’Allianz è tornato ad allenarsi in gruppo.
È il giocatore che più di tutti è stato lontano dal campo in questo inizio di stagione. Un piccolo intervento chirurgico al piede, che sembrava dovesse fermarlo per qualche settimana, lo ha invece tenuto ai box fino a pochi giorni fa.
Stiamo parlando di Daniele Cavaliero, bandiera dell’Allianz Pallacanestro Trieste, da poco rientrato nel gruppo squadra, pronto a dare il proprio contributo in questa stagione:
“È bellissimo poter tornare in campo, lo dico sinceramente, anche dopo tutti questi anni per me è sempre la cosa più bella. Non servono altre motivazioni per poter lottare, sono le stesse che avevo a 20 anni: il grandissimo e sconfinato amore che ho per questo sport e la squadra, Trieste, la mia casa.
Entrambe queste cose continuano a regalarmi emozioni incredibili e lo so, possono sembrare i soliti cliché, ma seriamente io penso a questo ogni giorno, a come poter stare bene per giocare, a come far bene alla squadra. In questi anni sono maturato e, da quando sono rientrato a Trieste la ho fatta mia nel profondo: ho rincontrato vecchi amici e me ne sono fatti di nuovi, persone che sono entrate a far parte della mia famiglia allargata. In una cosa sono cambiato, ho smesso di mettere l’ego, la voglia di arrivare, davanti a tutto. La voglia di emergere che avevo all’inizio ha lasciato il posto al desiderio di dare il proprio contributo per il benessere del gruppo ed è una cosa che condivido con tutta la vecchia guardia della squadra”.
“Il ruolo di portacolori della squadra è più un qualcosa che gli altri vedono da fuori. Non credo di meritarmelo e in più ho sempre pensato che chi si crede di essere “più di un giocatore” ha già sbagliato. Sono una parte di un qualcosa di più grande. L’unica responsabilità che mi sento di avere è quella di provare a far andare bene le cose nello spogliatoio e in campo, soprattutto perché qualche campionato sulle spalle lo ho. Proprio per questo cerco di far capire a tutti che nessuno emerge da solo, che solo come squadra possiamo divertirci e far divertire.”
“Devo decisamente dire grazie a tutte quelle persone con le quali condivido il mio quotidiano, ognuna di loro è per me fonte di ispirazione. Sono quelle che quando sono tornato a Trieste mi hanno fatto dire “Dani sei tornato a casa”. Nessuna di queste mi ha mai provato a dire di mollare, anche quando le cose erano difficili, anzi, mi hanno sempre spronato a continuare a lavorare. Grazie”.
“Parlando dell’attualità, ci troviamo in una situazione complessa, con due partite già rinviate e con la grande incognita su come proseguirà il campionato. Siamo dei professionisti e stiamo lavorando come se dovessimo giocare, di weekend in weekend, ovviamente. Quella di tenere alta l’attenzione, l’intensità, è una responsabilità che ognuno di noi ha. Parlando per me, ammetto che avere un paio di settimane senza la pressione della partita per poter lavorare mi faranno bene. In più ho l’occasione per conoscere di più i compagni: sia gli ultimi arrivi che gli altri, con i quali in ogni caso ho potuto stare ben poco in campo”.
“Sul tema dei palazzetti vuoti, credo che sia un disastro. Faccio un esempio: io, Coro, Juan, Matteo…la prima cosa che dicevamo ai nuovi arrivati è sempre stata: “non immagini nemmeno come diventa l’Allianz Dome nelle partite vere, uno spettacolo da pelle d’oca”. Abbiamo sempre vissuto in simbiosi con il pubblico e questa assenza si sente molto: ti sembrava davvero che in alcuni momenti potessi correre un po’ più veloce e saltare un po’ più in alto. Giustamente adesso dobbiamo adeguarci a questa situazione e quella spinta la dobbiamo trovare nel senso di responsabilità che abbiamo verso i nostri tifosi”.
Intanto la squadra al completo continua a lavorare nell’impianto di via Flavia: oggi sul menu di coach Dalmasson una doppia seduta di basket giocato, per preparare al meglio la sfida di sabato 14 novembre contro la Reyer Venezia.
Fonte: Ufficio Stampa Trieste.