Jordi Bertomeu a Eurodevotion: Paura, non visione. Il contrario di quel che pensava Porelli

Jordi Bertomeu, ex CEO di EuroLeague, ha rilasciato una lunga intervista a Eurodevotion. Ve ne riportiamo alcuni passaggi

Jordi Bertomeu, ex CEO di EuroLeague, ha rilasciato una lunga intervista a Eurodevotion. Ve ne riportiamo alcuni passaggi.


SULL’ULTIMO BIENNIO


«Senza dubbio l’orgoglio di aver fatto cambiare rotta in maniera effettiva alla pallacanestro europea. Nel 2000 c’era un discorso che definirei individuale. Una squadra trovava un’avversaria un anno ed un’altra quello seguente, non c’era sistema perché era una competizione, non una lega. Il nostro grande cambiamento è quello di aver portato le cose ad essere interesse di tutti, appunto quello che deve essere una lega. Se una squadra va male non può essere un problema individuale, deve essere collettivo. Gianluigi Porelli, un amico, fu molto d’aiuto ed appoggio nella visione che avevamo, nel guardare oltre all’individualità dei problemi».


SUI MOTIVI DEL SUO ADDIO


«Cosa è successo? Credo che si possa definire paura. Proprio il contrario di quello che pensava uno come Porelli. Paura e non visione. Un dato che spiega la paura? Asvel e Bayern erano stati accettati da tempo come nuovi azionisti: c’è voluto un sacco di tempo per rendere effettiva la loro presenza. Si usciva dalla "comfort zone" di alcune dirigenze, si aveva paura forse della lega chiusa a 18 o 20 squadre, paura di più partite etc. Il passo successivo era vissuto come rischioso e fuori da quel territorio confortevole».


SUI RISULTATI RAGGIUNTI


«Io non voglio fare nessuna polemica, è finita e lo accetto senza problemi. Grazie ad un team di persone molto capaci siamo arrivati fino a qui, da solo non sarebbe stato minimamente possibile. Abbiamo superato la crisi pandemica arrivando ad un business da 100 milioni, abbiamo firmato un accordo storico coi giocatori che non ha nemmeno il calcio, c’era una "road map" per il processo evolutivo ma è finita. Ripeto, l’orgoglio per quanto fatto è ben superiore a qualsiasi controversia».


SULL’OBIETTIVO DI SOSTENIBILITA’ FINANZIARIA


«Sono assolutamente convinto di sì. Partiamo da due cose che è necessario menzionare e che per me sono negative. Qui la cosa che conta di più è vincere, rispetto alla NBA, ed inoltre un sistema di controllo da parte della lega non è gradito. Alcuni club preparano il budget delle spese e successivamente quello delle entrate… Poi sono in perdita e danno la colpa ad Eurolega che non gli garantisce introiti sufficienti per coprire quelle perdite».


SUI COLLOQUI CON GLI EMIRATI


«In modo positivo. L’Eurolega è sempre stata innovativa, arrivando a tante cose prima degli altri, calcio compreso. Avere una o due squadre fuori dal contesto europeo credo sia una buona opportunità. Però ci deve essere un progetto serio dietro, questa è la parte più importante da verificare. Ho iniziato a parlare con loro a febbraio, abbiamo continuato il discorso alle Final 4. Ecco, il tema delle Final 4 in quelle località va valutato nel caso con grande attenzione».


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