Italbasket, nessun dramma. Ma ora non resta che incrociare le dita per il Gallo

Nessun dramma. Questa deve essere la parola d’ordine in casa Italbasket dopo il ko di Portorico

Nessun dramma. Questa deve essere la parola d’ordine in casa Italbasket dopo il ko di Portorico, ovviamente evitando qualsiasi parallelo con la nazionale calcistica. Mondi diversi, storie diverse, risorse diverse, approccio diverso.


E drammi non ne vuole farne Gianmarco Pozzecco, che in sala stampa, di fronte alle poche domande (per lo più dirette al prossimo avversario, la Lituania), sottolinea la discreta prestazione degli azzurri ed esalta quanto prodotto da Alvarado e compagni.


Certo, "cedere" Portorico allo spauracchio Lituania in semifinale non sarebbe stato male, tuttavia basta guardare i risultati di questo Preolimpico per rendersi conto della delicatezza dell’impegno.


Bahamas e Spagna stanno facendo il loro nella penisola iberica, ma al Pireo la Slovenia ha dovuto giocarsi tutto con la Nuova Zelanda (che ha battuto la Croazia), e se la Grecia ha ben impressionato, lo stesso non si può dire di Lettonia, Georgia e Brasile. O della stessa Lituania a Portorico.


La collocazione dei tornei, al termine di stagioni ovunque massacranti, sommate alle sommarie preparazioni, consigliano di vivere giorno per giorno. Non che questo neghi qualche preoccupante osservazione su quella che è stata l’Italia di venerdì notte.


In primo luogo la sofferenza a rimbalzo. L’Italia è tutto tranne che grossa, cosa nota, ma il 40-30 nelle carambole grida vendetta, così come l’incapacità di adeguarsi ad un metro arbitrale che poteva anche essere amico di elementi come Pajola, Tonut, Ricci, Melli, se non Petrucelli.


Il capitano tuttavia, in azione da mesi, anzi anni, è parso in naturale flessione, e ancora una volta l’Italbasket si è per lo più affidata al tiro da 3: 30 tentativi dall’arco contro i 33 da 2, 13 del solo due Melli-Gallinari.


Anche qui, necessità insita nel roster, ma non si può negare l’evidenza: quell’8/30 arriva dopo il 29.5% complessivo della World Cup, il ventisettesimo dato della competizione su 32 squadre.


Restano i valori. Di squadra. Che raccontano di un gruppo che anche un anno fa, spalle al muro dopo il ko con la Repubblica Dominicana, si prese la qualificazione battendo ancora una volta la Serbia. Certo, serviranno il vero Nicolò Melli e un Danilo Gallinari che ci fa tremare dopo l’uscita zoppicante dal campo di questa notte. Poco da dire, senza il "Gallo" (e Fontecchio), diventa dura. Se non impossibile.


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