I 50 anni della LBA. D’Antoni: Al basket di oggi serve equilibrio finanziario e maggiore visibilità

La passione per il basket non ha abbandonato Sergio D’Antoni, eletto alla guida della Lega Basket il 3 giugno 2000 in sostituzione di Alfredo Cazzola

La passione per il basket non ha abbandonato Sergio D’Antoni, eletto alla guida della Lega Basket il 3 giugno 2000 in sostituzione di Alfredo Cazzola. A quel tempo segretario della Cisl, pronto alla avventura politica alla guida del movimento "Democratici per l’Europa", D’Antoni aveva praticato basket sin da ragazzo, mantenendo intatta la sua passione anche quando aveva lasciato la Sicilia per sbarcare a Roma e laurearsi in giurisprudenza, prima di intraprendere la carriera di sindacalista, Così, una volta nella capitale, non poteva mancare di seguire da vicino il boom del basket romano che nel 1983 avrebbe vinto il suo primo, storico scudetto con il BancoRoma: "In Sicilia questo sport ha una grande tradizione, soprattutto nei centri piccoli, penso a Ragusa e Capo d’Orlando, senza però mai riuscire a sfondare nelle grandi città come Palermo e Catania. Da quando mi sono trasferito a Roma non ho più perso una gara della Virtus Roma la cui crescita è culminata nel 1983 con lo scudetto e nel 1984 con la Coppa dei Campioni a Ginevra".


A D’Antoni, divenuto membro del consiglio d’amministrazione della Virtus Roma, viene così affidata alla fine degli anni ’90 la difficile gestione del dopo Corbelli per assicurare continuità alla società: "Dopo avere trasferito il titolo di Desio a Roma Corbelli lasciò e ci fu un anno di transizione in attesa di trovare un nuovo proprietario che subentrasse. Io e Giovanni Malagò gestimmo quella situazione di emergenza sino all’ingresso della famiglia Toti".

Concluso questo storico passaggio nelle mani di Toti (ancora adesso il proprietario di più lunga data del basket italiano) a D’Antoni viene chiesto di assumere la redini della Lega Basket, nel momento in cui sta per concretizzarsi il grande scisma tra la ULEB e la FIBA che porterà alla nascita della Eurolega, primo esempio di una competizione europea gestita dai club:


"Una situazione che gestimmo con grande serenità all’interno della Lega ma anche con la Federazione: non vi erano alternative ad una scelta che fu determinata da una gestione delle competizioni europee non più adeguata ai tempi. La FIBA era rimasta arretrata, avrebbe dovuto aggiornarsi ascoltando le istanze dei club e rendere la competizione più avvincente: cosa che è riuscita a fare la Eurolega, creando in 20 anni una realtà ormai seconda solo alla Nba".


Appena insediai alla guida della Lega, D’Antoni mette subito a segno due colpi importanti: la prima è la sponsorizzazione biennale con Foxy per la titolazione del campionato, la seconda è il rinnovo dell’accordo con la Rai che porta nelle casse della Lega 2 miliardi e 800 milioni di lire:


"Credo che il contratto televisivo sia stato il risultato più importante della mia gestione perché, al di là delle cifre, avevamo ottenuto per la Serie A uno spazio fisso su una rete generalista: questo avrebbe contribuito alla diffusione del basket e avrebbe permesso ai club di garantire grande visibilità ai loro sponsor, un aspetto che ancora oggi resta fondamentale per la loro vita. Ricordo che avevamo gare che superavano il milione di ascolto e questo certo permetteva ai club di attrarre investitori. L’altro aspetto su cui lavorammo era la definizione di un Salary Cap: la mia idea era che fosse necessario trovare un meccanismo che permettesse di superare il più possibile le disparità tra i club, evitando che la forbice tra loro si allargasse, a tutto svantaggio dell’equilibrio che invece avrebbe reso il campionato più interessante."


Sono questi, anche a distanza di 20 anni, i problemi che assillano ancora il basket: "Abbiamo bisogno di visibilità per attrarre sponsor e possiamo farlo solo con un contratto televisivo che ci permetta d allagare il nostro bacino d’utenza, insieme ad un sistema che dia equilibrio finanziario ai club. Questo anche con l’obiettivo di recuperare le grandi città che al momento, e parlo di Milano e Roma, si reggono soprattutto sulla passione dei loro proprietari Armani e Toti: un grande sport nazionale come vuole essere il basket non può fare a meno delle metropoli,una sfida sempre più difficile considerando la concorrenza del calcio. Ma io sono fiducioso sul futuro del basket, uno sport incredibilmente bello ed emozionante”


Fonte: Legabasket.

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