Gianmarco Pozzecco: Ho la mia etica. Ma rispetto ogni decisione del club
Il suo Asvel è tornato alla vittoria in EuroLeague dopo dieci sconfitte in fila, ma per Gianmarco Pozzecco restano giornate difficili
Il suo Asvel è tornato alla vittoria in EuroLeague dopo dieci sconfitte in fila, ma per Gianmarco Pozzecco restano giornate difficili, con la spada di Damocle di un esonero sopra il capo. Queste le sue parole in sala stampa.
Il Poz è partito da ringraziamenti ad Andrea Trinchieri, perchè con lo Zalgiris Kaunas è stato un derby italiano: «Prima della partita si è preso cura di me e l’ho apprezzato molto. Quindi, ovviamente, non ho bisogno di congratularmi con lui o con loro. Giocano una buona pallacanestro. Andrea è uno dei migliori allenatori d’Europa».
Quindi si arriva alla partita: «Con tutto il rispetto per lo Zalgiris, ce la siamo meritata. E non solo per oggi. Molte volte siamo stati così vicini a vincere, ma non l’abbiamo fatto. Lo che me lo chiederete: è stata dura per voi? Sì, moltissimo. Perché non mi piace vedere i miei giocatori soffrire. Edoardo Casalone stava soffrendo molto. E questo è ciò che non mi piace di più. Lo stesso vale per Pierric Poupet (assistente, dato dalla stampa francese come possibile successore, ndr)».
Arrivano altre parole di affetto al suo staff: «Dedico questa vittoria al mio staff. Sono sempre con me. Abbiamo parlato molto, naturalmente, con Edo, perché mi conosce molto bene. Stava soffrendo più di tutti. Ma va bene, sono molto contento perché oggi lui è molto felice. Poi, come vi ho detto, il più delle volte abbiamo bisogno di un aiuto (dal mercato, ndr). Se ce lo daranno, saremo felici. Altrimenti, continuerò a fare del mio meglio. Non mi lamento mai».
Si parla di etica: «Quando si inizia a fare qualcosa, si ha un codice etico. E naturalmente io alleno questa squadra e farò del mio meglio. Anche se non abbiamo dei giocatori. È una cosa che può aiutarci. A me, alla squadra, a tutti».
Si capisce insomma come il tema sia sempre il mercato: «Ma naturalmente sono sempre dalla stessa parte del mio club e continuo a lavorare con la stessa professionalità e con la stessa pazienza. E poi, naturalmente, a volte è più facile, a volte no, ma sono davvero felice di quello che ho fatto fino a qui, fino a oggi, da quando sono arrivato. Ovviamente i risultati non sono tutto, ma contato. Ognuno può pensarla diversamente da me. Ma va bene, continuerò a lavorare e cercherò di fare del mio meglio. E sono davvero felice anche per i tifosi, perché se lo meritano».
I risultati pesano: «Non ero un giocatore di basket professionista quando ho iniziato a giocare, ovviamente, perché avevo quattro anni, ma mio padre è stato prima assistente e poi allenatore in prima divisione. Quindi so come funziona questo business e penso di essere un bravo ragazzo con una buona etica del lavoro. E poi penso di essere onesto, capisco tutto. Capisco tutto e non mi lamento mai».
Quindi il parallelo allenatore-giocatore: «(Se sei un giocatore) Da questo punto di vista è un po’ più facile perché dipende da te. Ogni volta che scendi in campo, puoi mostrare molte cose. Come allenatore è un po’ diverso, ma mi comporto allo stesso modo. Sono pronto a fare qualsiasi cosa decida il club. Rispetto tutte le loro decisioni. Ma come vi ho detto, ho la mia etica e continuerò a fare del mio meglio, soprattutto per i miei giocatori».
«Non sono mai concentrato su me stesso, soprattutto come allenatore. Cerco solo di aiutare i miei assistenti a raggiungere i loro obiettivi e i giocatori a raggiungere i loro obiettivi. Per esempio, oggi sono molto contento che un paio di giocatori abbiano dimostrato il loro talento».
«Come vi ho detto, lavoro come in ogni caso, senza pensare al mio futuro. Siamo professionisti e il club deve prendere le sue decisioni e io devo tenerne conto».