Giampaolo Ricci: La scelta è stata difficile, ma anche la più ambiziosa
L’ex capitano della Virtus Bologna, ora con Olimpia Milano: Penso sia un altro passo in avanti in carriera
Giampaolo Ricci, Pippo per tutti, non è certo un predestinato. E’ arrivato in Serie A a 26 anni e si pensava fosse una scelta singolare di Cremona per allungare la panchina con un giocatore italiano. Invece in breve Ricci è diventato un giocatore di riferimento della squadra, bravo a giocare da ala forte ma anche da centro in un quintetto piccolo in cui il suo tiro da tre punti poteva diventare un enigma per la difesa avversaria. Cremona è stata seguita da Bologna, ovvero da un basket di livello sempre più alto e ambizioso che include la Nazionale. Poi è arrivata la chiamata dell’Olimpia che significa anche debuttare in EuroLeague. Una nuova sfida che attende il ragazzo abruzzese di Chieti, che ha avuto grandi momenti nel basket negli anni ’80, un’altra di quelle da cui non è mai fuggito.
Quali sono le origini della tua passione per il basket?
"La mia è una famiglia di cestisti, mia madre ha giocato fino alla A2 a Chieti, in Abruzzo. Mio padre anche ha giocato in Serie C. Mio fratello ha giocato, in realtà tra noi lui era quello forte, io mi sono appassionato seguendo le sue orme. Però all’inizio lui segnava 40 punti e io zero, quindi ho smesso e per qualche tempo ho giocato a calcio. Poi c’è stato un anno in cui ho giocato sia a calcio che a basket. Dalle tre alle cinque giocavo a calcio, poi mi cambiavo le scarpe e andavo a giocare a basket. Ma la mia vera passione era il basket, così ho accantonato ogni aspirazione calcistica dedicandomi solo al basket".
Tuo padre ti ha scritto una bellissima lettera aperta dopo lo scudetto. E’ il tuo primo tifoso?
"Lui c’è sempre, è stato presente a tutte le mie vittorie. E anche alle mie sconfitte. E’ impazzito per questa opportunità di giocare le Olimpiadi, voleva venire a Tokyo, purtroppo non potrà farlo perché il pubblico è off-limits, quindi gli toccherà svegliarsi presto la mattina e guardare la tv".
Perché sei arrivato così tardi in Serie A? A 26 anni.
"Un po’ perché sono stato sottovalutato e un po’ perché io ho sempre cercato di crescere gradualmente, un passo alla volta, ho sempre tentato prima di tutto di valere la categoria in cui giocavo, cercando di migliorare anno dopo anno. Sono anche partito da molto lontano e quindi ho impiegato un po’ di tempo per scalare le graduatorie, gli ostacoli. Ho cominciato dalla Serie C, poi ho fatto la Serie B, la A2, è stato un percorso lungo, ma sono arrivato in alto al momento giusto, non ho bruciato tappe, sono contento, rifarei tutto allo stesso modo".
I due anni di Cremona sono stati decisivi?
"Cremona è stata il mio trampolino di lancio. Sono riconoscente a Meo Sacchetti, mi ha fatto entrare nel basket dei grandi, per due anni mi ha visto in palestra tutti i giorni e mi ha premiato con la convocazione in Nazionale. Sono contento di essermi guadagnato la sua stima, perché all’inizio non mi conosceva, ho provato in palestra a stupirlo e stupire anche un po’ me stesso, a superare i miei limiti e migliorare. Cremona è un posto perfetto per lavorare, ci ho lasciato un po’ di cuore, sono una grande famiglia e abbiamo anche vinto la Coppa Italia coronando un percorso con un gruppo speciale. Sono felice di aver lasciato qualcosa di me alla gente di Cremona".
Come ti descriveresti come giocatore?
"Quello che faccio in campo non è nelle statistiche, io cerco sempre di entrare in partita con energia, cercando di aiutare la squadra facendo qualcosa in difesa. Sono contento di essere stato protagonista nelle vittorie che ho raggiunto, perché il lavoro sporco e i dettagli prima ancora dei canestri fanno la differenza. Penso di poter dare una mano in tante cose, non solo segnando da tre punti".
Come hai conquistato la Nazionale?
"Ci speravo tanto, Sacchetti mi vedeva lavorare, stavo giocando bene. Ci tenevo. Quando ho ricevuto la prima e-mail di convocazione sono quasi svenuto, perché è stata un’emozione pazzesca. Poi finestra dopo finestra, giorno dopo giorno, anno dopo anno, mi sono ritagliato il mio spazio. Sono felice di aver contribuito a questa qualificazione storica, perché per un giocatore di basket o uno sportivo in generale partecipare alle Olimpiadi penso sia il massimo. Non ho ancora bene realizzato cosa sta per succedere, andare a Tokyo, ma sono veramente felice".
A Belgrado, al preolimpico, avete realizzato un’impresa.
"Mi è arrivato un messaggio di un amico secondo cui avevamo espresso un’idea di basket umile e potente. Penso sia stato così. Eravamo un gruppo di ragazzi che volevano dimostrare qualcosa, umili, che non hanno dato nulla per scontato, che volevano guadagnarsi tutto, con fiducia e voglia di stare insieme. Ci siamo guardati negli occhi nei momenti importanti, ci sono stati momenti toccanti in spogliatoio, e anche se sono stati pochi giorni abbiamo condiviso tante emozioni. Ci siamo meritati la vittoria, dando tutto, tutti, chi ha giocato 30 minuti e chi meno, perché è stata la vittoria di un gruppo sfavorito, ma che con faccia tosta, difesa, umiltà, sbattendosi pallone dopo pallone ha dimostrato di poter fare grandi cose".
Adesso ci sono le Olimpiadi.
"Vorrei godermi ogni momento, perché non capita a tutti. Sul tendine ho un tatuaggio, c’è scritto "Enjoy the Journey", mi godrò il viaggio, faremo di tutto, proveremo a divertirci, lavorare tanto, e alla fine vedremo dove saremo arrivati".
Nel frattempo, è arrivata la chiamata di Milano
"Coach Messina ha dimostrato tanta stima nei miei confronti e questo è quello che mi è piaciuto di più. Sono super contento e orgoglioso di questa chiamata di Milano, penso sia un altro passo in avanti in carriera, accolgo questa avventura come qualcosa di nuovo e bello. Sono pronto a rimettermi gioco, a dimostrare ancora quello che sono, che valgo, aiutando questa grande e storica squadra e organizzazione e raggiungere i suoi obiettivi".
Milano è stata una scelta difficile?
"La scelta è stata difficile, ma anche la più ambiziosa. Io mi pongo sempre grandi obiettivi, ci sbatto la testa ma voglio dimostrare cosa posso fare. Sarà un anno difficile, lunghissimo, per me è la prima volta in EuroLeague, ma sono pronto a guadagnarmi tutto quello che potrò, a lavorare con questo staff, con questi ragazzi, e farò di tutto per riuscire ad avere successo e godermela".