Gerald Robinson: Stiamo migliorando giorno dopo giorno
Il playmaker del Banco di Sardegna è stato uno dei protagonisti dell’ultimo turno di Serie A
È un apporto solido quello che, nelle ultime due stagioni, Gerald Robinson sta fornendo al Banco di Sardegna Sassari di coach Piero Bucchi, squadra che, attualmente, nel campionato in corso, sta cavalcando una striscia positiva di quattro vittorie consecutive. L’ultima, in ordine di tempo, la Dinamo l’ha conseguita sul parquet amico del PalaSerradimigni contro l’Umana Reyer Venezia, avversaria di una gara dove, ancora una volta, non sono passate sottotraccia le doti in possesso del 34enne play-guardia di Nashville il quale, in 29 minuti sul parquet, con 24 punti, 4 rimbalzi e 4 assist ha indirizzato in maniera decisa la contesa verso i biancoblu.
Costoro, a partire dallo scorso anno, stanno facendo sempre più affidamento sulle qualità del numero 4, diventato a suon di prestazioni di livello e lavoro duro uno dei leader di maggior peso della formazione sarda. Questa, sotto la sua guida e grazie ai 12.5 punti, 2.9 rimbalzi, 4.9 assist e 1.1 recuperi di media a cui sta viaggiando al momento, oggi è arrivata ad occupare il quarto posto in classifica con 22 punti, un bottino che Robinson e tutta la Dinamo si auspicano di aumentare nelle prossime settimane dando continuità ai miglioramenti effettuati di recente.
Di questi, come delle esperienze fatte in passato, della passione per i giochi da tavolo e dell’importante sostegno di sua moglie, Robinson ha parlato ai nostri microfoni nelle "5 domande a …" di questa settimana.
Avete ottenuto quattro vittorie nelle ultime quattro gare e sei nelle ultime sette, la vostra miglior striscia finora in stagione: cosa è cambiato rispetto ai primi mesi?
Ciò che è cambiato è che stiamo migliorando, giorno dopo giorno, sia offensivamente che difensivamente. Siamo sempre stati una buona squadra a livello di condivisione della palla (penso siamo tra i primi per numero di assist) ma credo che ora stiamo davvero imparando come giocare insieme e trovarci, mentre in difesa stiamo cercando di risolvere alcuni dei nostri problemi provando a prestare maggiore attenzione ai dettagli.
Cosa rappresenta il basket per te?
Il basket è una passione e il talento di cui dispongo per giocarci credo sia un vero e proprio dono datomi da Dio. Per questo motivo, cerco sempre di scendere in campo e trarne beneficio per far sì che il basket sia anche il mio lavoro e così possa provvedere alla mia famiglia. Sono molto grato a questo sport e alla pallacanestro per tutto ciò che mi offre: avventure meravigliose, opportunità di incontrare diversi tipi di persone, condividere esperienze con la mia famiglia e i miei amici. Cerco di approfittare di questo breve periodo della vita in cui posso giocare perché so che non potrò farlo per sempre.
Hai girato parecchio l’Europa, qual è l’esperienza che ricordi con più piacere e perché?
Molto probabilmente Monaco che, al di fuori di Sassari, è l’unico posto in cui sono stato per più stagioni, due per l’esattezza, e sono state stagioni positive: abbiamo disputato diverse finali (solo nel periodo in cui sono stato nel Principato ne abbiamo giocate tre o quattro) e il primo anno in particolare ho giocato davvero una buona pallacanestro. Fuori dal campo, ovviamente, tutti sanno come si viva a Monaco con eventi come il Grand Prix e il Monte Carlo Masters di tennis. Quello, perciò, è probabilmente uno dei miei momenti preferiti. Poi direi anche, all’inizio della mia carriera, il periodo in cui ho giocato nel VEF Riga, squadra che all’epoca militava nella VTB League e disputava anche l’Eurocup: a livello personale, lì ho vissuto un’ottima stagione e ho preso parte a molte competizioni. Quell’anno abbiamo giocato molte partite, mi sono divertito e questo è uno dei motivi principali per cui mi ha colpito. Come col Monaco, anche lì giocavamo molto perché andavamo lontano e arrivavamo in fondo a ogni competizione tant’è che abbiamo vinto il campionato, il mio primo titolo da professionista.
Sei un gran giocatore di Connect Four. Dicci qualcosa sulla tua passione per i giochi da tavolo.
In generale sono un tipo competitivo in tutto ciò che faccio. Connect Four è un gioco semplice, per bambini, ma allo stesso tempo richiede molta strategia. Vado fiero di giocarci, vincere e battere tutti i miei amici, e glielo dico ogni volta che accade, non lo nascondo. Direi che sono abbastanza bravo, è da un po’ che gioco. Quando è arrivato per la prima volta sull’iPhone era molto più facile e vi ho giocato con molti dei miei amici. Naturalmente ci gioco anche a casa, d’estate, quando la gente viene a trovarmi. Tengo sempre molti giochi a casa mia. Alcuni li ho anche qui con me. Gioco a Monopoli Deal, molto più veloce del Monopoli normale, e a Phase Ten. Non so se lo avete mai sentito nominare, è molto simile a Uno ma un po’ più lungo: un ottimo family game. Insomma, ho sempre qualche gioco pronto da tirar fuori all’uso. Quando ho ospiti a casa mia o a volte quando sono solo io con mia moglie, per una bella serata ci basta scegliere qualche gioco per divertirci un po’.
Da qualche tempo sei marito. Come ti senti in questi nuovi panni?
Mi sento benissimo. Mi piace. Sono entrato da poco nel club dato che mi sono sposato la scorsa estate a luglio. Sto apprezzando questo primo anno insieme. È sicuramente diverso, ma anche divertente e bello e non vedo l’ora di vivere una lunga vita con mia moglie Autumn cercando di avere una famiglia. È importante per me avere il suo sostegno ma allo stesso tempo è anche importante per me sostenerla. So che non è facile per lei essere la moglie di un atleta o di qualcuno che viene da questo mondo: deve affrontare quest’esperienza di vita in un altro paese, fare molti sacrifici…per questo le sono grato, la apprezzo di più e cerco di sostenerla, perché anche lei sta facendo un grande sacrificio, allontanandosi da casa, dai suoi amici e dalla sua famiglia. Ovviamente noi abbiamo la nostra famiglia, ma se siamo lontani, io almeno ho la pallacanestro ad occuparmi tutte le giornate. Quindi credo sia più importante sostenerla e apprezzare i sacrifici che fa. Ha giocato a pallacanestro quando era più giovane, le piaceva questo sport ma soprattutto ora le piace sostenermi in quello che sto facendo e questa è la cosa più importante.
Ultima domanda extra: adori poi le scarpe da basket.
Sono una delle mie passioni, una delle cose per cui spendo i miei soldi. Mi piacciono le scarpe e mi piace anche indossarle, non le colleziono e basta ma sono proprio orgoglioso di portarle. Ho un buon numero di Nike Dunk, normali e SB. Di quest’ultime sono un grande fan e sto iniziando a possederne diverse. Mi piacciono. Sono molto comode, molto semplici, proprio come me. Apprezzo la semplicità, per me è fondamentale.