Forray sulla scalata di Trento: “Neanche il più ottimista avrebbe pensato ad una favola del genere”

Dalla terza serie alle finali scudetto, Toto Forray si racconta a Cantieri Aperti 365

Inizia sul parquet la settimana di Cantieri Aperti 365 che nella sua video-chat ha intervista Andres “Toto” Forray, playmaker simbolo della crescita di questo decennio dell’Aquila Trento.

“Tante emozioni ho vissuto in questo decennio, quando ero stato messo da parte a Forlì, avevo tantissima voglia di rivincita. La prima vera stagione a Trento l’ho fatta vincendo la B1, è già era stato subito stato un bel riscatto. Dopo il primo anno di A2 volevo dimostrare di essere all’altezza, abbiamo vinto la Coppa Italia e sorpreso ai playoff. Poi la promozione in A, un’altra nuova sfida, dover essere all’altezza, gli stimoli non sono mai mancati. Poi abbiamo aggiunto l’Eurocup, tutti gli anni si è alzata l’asticella e mi dovevo far trovare pronto”.

Fino alle due finali per lo scudetto: “Con Venezia era la prima finale, abbiamo pagato un po’ di inesperienza, con Milano eravamo più consapevoli anche se loro erano molto forti. Certo che quell’ultimo minuto di gara 5 a Milano grida un po’ vendetta nel complesso della serie”.

Un sogno davvero diventato realtà: “Il sogno c’è sempre in tutti i giocatori, ma la realtà è che eravamo in terza serie, neanche il più ottimista avrebbe pensato che sarebbe nata una favola del genere. Se penso che nel giro di 5 anni siamo passati dalla B1 ad una semifinale di Eurocup è davvero un percorso inimmaginabile. La città non era molto appassionata, il basket cercava il suo spazio, lo ha trovato quando ha organizzato la Final Four di Coppa Italia di A2, forse è stato quello l’evento che ha fatto scattare la scintilla”

Arrivato in Italia ancora minorenne del 2003 ricorda quel che conosceva dell’Italia ai tempi: “L’Italia e l’Argentina non sono così distanti culturalmente. Quindi il viaggio non è stato così impegnativo per adattarsi negli anni. Dell’Italia sapevo poco del basket, però sapevo che c’era un livello altissimo, con la Kinder di Ginobili o di Sconochini, giocatori che hanno fatto la storia dell’Argentina”.

Poi nella sua esperienza trentina è stato fondamentale il legame con coach Buscaglia: “Già dalla B1 aveva capito che tipo di giocatore ero io e io avevo capito cosa voleva lui. Questa collaborazione veniva molto naturale, io ero molto adatto al suo gioco e lui mi chiedeva di fare cose che sapevo fare, alzare il livello degli allenamenti e alzare l’intensità in partita. Negli ultimi tempi davvero entrambi riuscivamo a capire lo stato dell’alto quasi solo con uno sguardo”.

Un gioco che è migliorato anno dopo anno per crescere di livello: “Sono cresciuto nelle minors, lì con i miei pari ruolo avevo ovviamente un po’ di vantaggio fisico, quindi riuscivo a penetrare e arrivare al ferro, già in Serie A2 è diventato più complicato. Per questo ho provato a mettere su il floater ed ho affinato il tiro da fuori. In Serie A se ti devono sfidare lo fanno, ma tu devi essere pronto a punire le scelte della difesa avversaria”.

A Trento ne sono passati di giocatori forti in questi anni: “Sicuramente Gentile è fortissimo, forse con un pochino più di tiro sicuramente NBA. Al di là della forza fisica, ha una visione di gioco di un altro livello. Julian Wright e Jorge Gutierrez arrivavano dalla NBA, mi faceva impazzire il talento di Jorge, faceva delle mosse clamorose. Come giocatore che ha spiccato il volo penso sicuramente a Shavon Shields e lo sta dimostrando in Eurolega”.

E poi quel canestro che non dimenticherà mai: “Faccio un salto indietro nel tempo, al di là di qualche bomba fatta in qualche gara di playoff di Serie A. Il più emozionante fu bomba allo scadere con Jesolo vincendo la finale di B2 contro Atri”.

Mercoledì 20 maggio si torna in panchina perché alle 18.30 con i team di Cantieri Aperti 365 sarà in collegamento coach Luca Banchi, quest’anno al Lokomotiv Kuban e svariate volte campione d’Italia con Siena e Milano.

Fonte: Cantieri Aperti 365.