Doping, Jannik Sinner assolto. Moraschini tuona: “Il mio caso identico, ma gestito diversamente”

Jannik Sinner è stato assolto dalla TIAT dopo essere stato trovato positivo al Clostebol. Moraschini non ci sta e tuona su X: le sue dichiarazioni.

Jannik Sinner, lo sportivo italiano più celebre del momento, è assolto dalla TIAT dopo essere stato trovato positivo al Clostebol in marzo. La sostanza è la stessa ritrovata nel corpo di Christian Burns nel 2019 e di Riccardo Moraschini nel 2021. Non sempre tempistiche e conclusioni sono andate nella medesima direzione.


Il caso Sinner

E’ il 10 marzo. Jannik Sinner batte Struff a Indian Wells ma nel dopogara, sottoposto a controllo antidoping, viene trovato positivo al Clostebol. Lo stesso accade dopo un nuovo controllo il 18.


Al giocatore viene comunicata la positività il 4 aprile, il 5 fa ricorso e il 6 ottiene la revoca della sospensione dopo aver fornito spiegazioni. Vi sono altre date, altri confronti, atti di accusa e di difesa, sino all’assoluzione del 15 agosto. Jannik perderà solo punti e soldi del torneo di Indian Wells.


Dimostrate accidentalità e buona fede. Giacomo Naldi, fisioterapista di Jannik Sinner ed ex Virtus Bologna, si ferisce ad un dito della mano con un bisturi contenuto dentro una valigia.


Il preparatore Umberto Ferrara lo medica con uno spray da banco acquistato in Italia contenente Closteol. Quando Naldi "tratterà" Sinner SENZA GUANTI, ecco che tramite una ferita presente sulla gamba del giocatore ci sarà la contaminazione.


Il caso Burns

Il 12 maggio 2019 l’Olimpia Milano gioca con Trieste. Nel dopogara viene testato Christian Burns, giocatore biancorosso, trovato positivo al Clostebol. All’italo/americano viene comunicata la positività il 5 giugno, e viene immediatamente fermato.


Vi sono date di confronti, accuse e difese, sino all’assoluzione di metà luglio. Dimostrate accidentalità e buona fede. Secondo quanto riportato nelle settimane precedenti dall’Ansa, la positività sarebbe stata dovuta al maneggiare di una pomata cicatrizzante contenente la sostanza incriminata. Il tutto per curare una delle figlie. In questo atto arriva la contaminazione.


Il caso Moraschini

Vicenda molto più complessa. Il 6 ottobre 2021 Riccardo Moraschini viene sottoposto ad un controllo antidoping, la positività al Clostebol viene comunicata il 21. Il giocatore rinuncia alle controanalisi per non perdere tempo, avendo ben chiare le cause. E’ subito fermato.


Tuttavia verrà ascoltato solo in dicembre, e condannato poco dopo Capodanno con un anno di squalifica. L’appello viene fissato al 18 febbraio, il TNA non reputa l’atto del giocatore teso ad alterare le prestazioni sportive, ma la squalifica è confermata perché Moraschini avrebbe presentato ricorso alla sezione sbagliata. Ma su indicazione dello stesso TNA.


Come era avvenuta la contaminazione? Spiega tutto il giocatore. La sua compagna si ferisce in cucina e utilizza uno spray cicatrizzante contenente Clostebol.


Conclusioni

CLOSTEBOL. Sì, una parola che avete già sentito in queste ore nel caso Sinner. Secondo quel che emerge sui giornali nel corpo del tennista sarebbe stato trovato meno di un miliardesimo di grammo di Clostebol. Ovvero meno di un nanogrammo. Secondo Riccardo Moraschini, nel suo corpo ci sarebbero stati 0.5 nanogrammi di Clostebol.


Pare che le quantità siano simili. E se per Sinner parla anche un’immagine di Naldi, a Indian Wells, con il dito incerottato, Moraschini a suo tempo aveva fornito le storie instagram della compagna e gli scontrini fiscali.


Quello che possiamo notare è come nel tennis la TIAT, l’agenzia antidoping, abbia evitato di fermare un giocatore in attesa di sentenza, cosa che in Italia avviene in automatico con il TNA.


Al tempo stesso, la TIAT prende atto della buona fede di Jannik Sinner e lo assolve in cinque mesi, mentre il TNA condanna Moraschini ad un anno nonostante, secondo il giocatore, abbia creduto nell’atto non intenzionale (da qui i soli 12 mesi di stop). Il tutto in poco più di 3 mesi, senza poi dare alla difesa sufficienti indicazioni per l’appello.


La differenza pare sostanziale, per quanto la vicenda Sinner sia ancora appesa ad un filo con WADA e CONI che potrebbero fare ricorso. Nel tennis abbiamo un ente internazionale che spende più tempo per le indagini, ma preso atto dei documenti della difesa evita la sospensione immediata. Il tutto rendendo poi pubblici gli atti della sentenza (si leggono qui).


Nella pallacanestro abbiamo invece un Tribunale Nazionale, dipendente da NADO Italia, che opera su tutte le discipline, e che sospende immediatamente i tesserati, con il rischio di far perdere tre o più mesi di attività ad un innocente. Il tutto riducendo la comunicazione al nulla semi-assoluto, oscurando le mura di quello che, per la tutela di tutti, dovrebbe essere un palazzo di vetro.


E qui sta il reale tema, da sempre. Non vogliamo e possiamo entrare nel merito delle vicende. Su Jannik Sinner abbiamo più informazioni, su Burns e Moraschini ci restano le dichiarazioni degli interessati. Tuttavia per un medesimo farmaco, e per teorie accidentali, abbiamo sentenze, tempistiche, trasparenze, gestioni, totalmente differenti.


Lo sport è uno, il doping è il suo più grande male. Gli apparati di giustizia sono però differenti, a seconda delle discipline. Si cresce nella ricerca del doping, sarebbe il caso di farlo ovunque anche nell’accertamento dei fatti e nelle condanne.


La risposta social di Moraschini

Dopo l’articolo del nostro Alessandro Maggi su ROM, non si è fatta attendere la risposta di Riccardo Moraschini. Di seguito vi riportiamo le sue dichiarazioni su X.






Riccardo Moraschini aveva detto la sua anche nella giornata di ieri, sempre su X, quando la vicenda Jannik Sinner iniziava ad emergere.








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