Dan Peterson entra nella FIBA Hall of Fame
La cerimonia si svolgerà il prossimo 14 settembre a Singapore.
Coach Dan Peterson, l’allenatore della Coppa dei Campioni 1987, della Coppa Korac 1985, che alla guida dell’Olimpia Milano ha raggiunto altre due finali europee e vinto quattro scudetti (più uno a Bologna) è stato ammesso nella FIBA Hall of Fame, classe 2024. Per Coach Peterson, che è già membro della Hall of Fame della FIP e di quella dell’Olimpia, si tratta di un altro prestigioso riconoscimento per una carriera straordinaria in cui ha anche allenato a livello di college (Delaware) e di squadre nazionali (il Cile).
Dan Peterson, nato il 9 gennaio 1936 a Evanston, Illinois, raggiunge tra i grandi della FIBA cinque membri che rappresentano anche il nostro club ovvero Dino Meneghin, Cesare Rubini, Sandro Gamba, Bogdan Tanjevic ed Ettore Messina. La cerimonia si svolgerà il prossimo 14 settembre a Singapore.
Peterson arrivò a Milano da Bologna dove aveva vinto uno scudetto e si era affermato. Prima di venire in Italia era stato assistente a Michigan State, capoallenatore con buoni risultati a Delaware e aveva ottenuto i migliori risultati della storia della Nazionale cilena. Arrivò alla Virtus Bologna perché il prescelto, Rollie Massimino, all’ultimo momento ricevette la proposta irrinunciabile di Villanova, e lui era libero. A Milano ebbe un successo strepitoso e firmò un’epoca d’oro del club: nel 1979 portò la squadra in finale ed era la cosiddetta "Banda Bassotti" che giocava quasi sempre con quattro piccoli, nel 1982 vinse però lo scudetto inserendo Dino Meneghin accanto a John Gianelli. L’Olimpia giocò sei finali consecutive sotto Dan Peterson: vinse anche nel 1985, nel 1986 e nel 1987, perse nel 1983 cedendo a Roma all’Eur davanti a 12.000 spettatori contro la squadra di Larry Wright e nel 1984 in casa contro la Virtus Bologna giocando senza Meneghin, squalificato dopo la vittoria di gara 2 in Emilia. Peterson rese famose la zona 1-3-1 e il gioco a elle D’Antoni-Meneghin o slogan come "sputare sangue". E ricostruì la mentalità internazionale del club: portò l’Olimpia a due finali di Coppa dei Campioni, perse di uno con Cantù a Grenoble nel 1983 ma vinse contro il Maccabi nel 1987, realizzò il "Grande Slam" dell’87 ma vinse anche la Coppa Korac nel 1985. Fu decisivo nel dialogare con grandi campioni NBA come Bob McAdoo e Joe Barry Carroll, ma anche a valorizzare giovani americani quali Russ Schoene e Cedric Henderson. Si ritirò a 51 anni nel 1987, tornando in panchina nel 2011, 24 anni dopo sia pur brevemente.