Coldebella: “Milano-Virtus grande momento per il nostro basket”

Credits Ciamillo-Castoria

Il doppio ex di Olimpia e Bologna, oltre che ex GM dell’UNICS, presenta così il Derby italiano di Eurolega

Un grande evento all’orizzonte, un grande personaggio che ben conosce le realtà in gioco. Mercoledì sera sarà tempo di Olimpia Milano-Virtus Bologna, settimo round di EuroLeague. Claudio Coldebella, in esclusiva per RealOlimpiaMilano e Sportando, ci racconta queste due realtà partendo dai ricordi di chi ha speso 13 anni della sua carriera con quelle due canotte.


Oggi Claudio Coldebella è un viaggiatore del gioco: «Ho supportato la dirigenza dell’UNICS sino a settembre, dal mercato estivo all’inserimento dei nuovi giocatori. Poi, dopo quattro anni, ho deciso di chiudere un’avventura per me molto importante».


Ora a Salonicco in visita, Coldebella è reduce da viaggi di aggiornamento in giro per l’Europa: «Qualcosa che in questi quattro anni non è stato così semplice fare. Sono stato anche a Venezia e Trento, e sarò a Pesaro per la Nazionale».


Mercoledì, Olimpia Milano-Virtus Bologna: «Ora che mi ci fate pensare sono stati 13 anni della mia vita. Sette alla Virtus e sei a Milano, quattro da giocatore e due da assistente allenatore. Non sono pochi. Pensando anche ai quattro da cui sono reduce in Russia, evidentemente sono uno che si adatta bene, e al tempo stesso sono le società a trovarsi bene con me».


E Milano e Bologna oggi sono al top europeo: «Da italiano, per di più all’estero, è un grande orgoglio. Due realtà in EuroLeague accrescono l’attenzione fuori dai confini, è una cosa che percepisco. La crescita del nostro movimento viene così colta, grazie agli investimenti di due società che possono essere traino».


Partiamo da Bologna: «BasketCity. Una città legata al gioco. La rivalità interna con la Fortitudo ha alzato negli scorsi anni quell’attenzione che percepisci andando in giro per la città, vedendo ragazzi vestiti da cestisti e con i borsoni di una delle mille società cittadine».


Coldebella lasciò Bologna a metà anni ’90, con tre Scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa e una Coppa delle Coppe: «Ma mantengo dei rapporti importanti. Il mio parrucchiere, il grande Enzo, è a Bologna. E ancora oggi vado da lui. E insieme parliamo di basket, riaprendo il libro dei ricordi».


A Milano ci arriva nel 2002. Da rivale, spesso bersagliato dalla curva, a idolo e simbolo: «E’ stato così un po’ dappertutto. Ho sempre cercato di far ricredere le persone. Ho vissuto gli albori dell’era Armani, giocando una finale scudetto».


Una città che, nel basket, viene spessa disegnata come povera di passione: «Ma guardiamo anche il calcio. A Roma, a Napoli, i giocatori non vivono, stanno chiusi in casa. Milano tiene le distanze, ti lascia respirare. Ma il gioco della pallacanestro la conosce, lo capisce. La squadra ha segnato la storia del basket europeo. Ha molti più tifosi di quanto si possa credere. Diciamo che serve tempo, bisogna dimostrare. Non è facile, ma se la gente si riconosce in certe qualità, si apre. E ti ritrovi i 12.000 delle Finals scudetto».


Con Ettore Messina c’è stato un lungo percorso comune: «Quattro anni alla Virtus, quattro anni in Nazionale. Il mestiere dell’allenatore non è semplice. Serve avere un fuoco dentro. Se ti manca quello, stop. Oggi lui ha quello stesso fuoco di allora. Quello che ti porta a stare addosso ai giocatori, a portarli fuori dalla loro comfort zone. Lui è un allenatore, punto».


Con Sergio Scariolo solo grandi rivalità in campo: «Si, dai tempi della Juniores. Non puoi che restare affascinato dal suo percorso di successo all’estero, in Spagna ma anche negli Stati Uniti. A lui, a Messina, noi italiani non possiamo che dire grazie».


In gioco i playoff di EuroLeague, una corsa complessa per entrambe: «Possiamo vedere tre squadre sopra tutte, forse, tre sul fondo. Per il resto solo un gruppo enorme in cui tutte possono dire la loro. Credo che sia l’Olimpia, come la Virtus, possano fare bene».


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