In avvicinamento alla Final Eight della Basketball Champions League, Nicola Alberani – direttore sportivo del SIG Strasburgo – ha parlato della competizione e di cosa si aspetta dall’evento che inizia domani a Nizhny Novgorod.
Strasburgo si è qualificata alla Final Eight dopo un’esaltante rimonta nei playoff, con tre vittorie consecutive che hanno permesso ai francesi di eliminare le più quotate AEK e Turk Telekom. La sfida ai quarti sarà con Lenovo Tenerife (giovedì 6 alle 16:00, diretta Eurosport Player), e dallo stesso lato del tabellone si sfideranno l’Hapoel Holon e Burgos (h 19:00).
Queste le dichiarazioni di Alberani prima della partenza per la Russia:
- Che club hai trovato a Strasburgo e quanto sei soddisfatto della tua scelta?
Sono soddisfattissimo, mi sono reso conto che il campionato francese è un’opportunità clamorosa. Il livello di organizzazione è veramente alto, ed è tutto gestito a livello centrale con la lega. Ovviamente, come tutti quanti, ho risentito dei problemi della pandemia, dalla mancanza della mia famiglia alle difficoltà nella vita del club di tutti i giorni. Ma devo dire che sono in un club che opera come una vera azienda e si trova in una città bellissima, quindi non posso che essere felice di essere qui.
- Quanta soddisfazione c’è nell’essere arrivati al traguardo della Final Eight della BCL? Specie dopo un playoff in cui quasi tutti vi davano fuori dopo tre partite.
La coppa è vissuta come un qualcosa di molto importante in questo club, anche per l’influenza della città la cui anima è fortemente europea. Pensiamo che l’affluenza alle partite di coppa qui è superiore rispetto a quelle di campionato, il che è il contrario di quello che accade in altri paesi.
Come hai detto tu, è stato un playoff incredibile per noi. Siamo andati ad Ankara senza Wainright e abbiamo perso, poi il Nizhny Novgorod ci ha inflitto una dura sconfitta in casa, e in seguito un’altra sconfitta ad Atene senza Colson.
Da lì piano piano, un successo alla volta, abbiamo iniziato a prendere fiducia con le partite che passavano. Siamo arrivati all’ultima partita con il Turk Telekom credendo di potercela fare, e siamo riusciti a raggiungere questo grande traguardo eliminando due club (AEK e Turk Telekom) con risorse e strutture alle spalle diverse dalle nostre.
Per noi è un piccolo sogno: affrontiamo questa Final Eight con l’entusiasmo della Cenerentola, siamo curiosi di vedere cosa possiamo fare ora.
- Affrontate Tenerife nei quarti di finale. Un club che è sinonimo di BCL – è stato il primo club ad alzare il trofeo, ha il coach più vincente nella storia del torneo (Vidorreta), è cresciuto costantemente in questi anni. Cosa significa affrontarli per voi?
Loro sono un riferimento. Sono riusciti in una cosa assolutamente non banale: sono stati in grado di industrializzare l’alto livello. Da anni sono lì, sono bravissimi in questo. Hanno precisione maniacale nell’organizzarsi. Hanno un allenatore che si presenta da solo, ed una struttura alle spalle da cui non si può che prendere spunto.
I giocatori sono abilissimi ad eseguire: colpisce quanto siano bravi a passarsi la palla per costruire il tiro da tre, che è la loro arma micidiale. E hanno un valore assoluto dentro l’area come Shermadini. L’importante per noi sarà mettere dei granelli nei loro ingranaggi, perché se li lasci giocare vieni tritato.
- Pensi che la BCL sia diventata una competizione in grado di rappresentare una vetrina importante per i giocatori ed i club che ne fanno parte?
Per un club come il nostro, fare una competizione come questa è un valore aggiunto anche sul mercato: riusciamo ad attrarre giocatori di un certo profilo sia per la nostra organizzazione, ma anche perchè possiamo giocare una competizione continentale di questo spessore. Se penso a Colson, Wainright, Jefferson, Lansdowne: giocare la BCL aiuta ad attirare questi talenti.
- A livello organizzativo, come è stato relazionarsi con l’organizzazione BCL quest’anno? Il format è stato snellito in corsa, questo vi ha aiutato?
Io ho lavorato ad Avellino, dove siamo stati uno dei club fondatori della BCL. Da subito sono stato un grande fan di Patrick Comninos. Per me, quindi, è stato facile arrivare qui ed adattarmi a giocare di nuovo questa competizione. Come club, ti trovi benissimo. Senti davvero di essere cliente e di essere sempre ascoltato. Patrick è un manager con grande senso pratico: hanno snellito la competizione in un momento difficile per tutti i club.
La grande abilità della Basketball Champions League è stata quella di trasformare una crisi in un vantaggio: questa formula è appassionante e non carica i club di eccessivi pesi. Ed il risultato è che ogni partita conta, e la nostra cavalcata nei playoffs ne è un esempio lampante. Hanno dimostrato la capacità di capire le esigenze dei club e trasformarle in soluzioni efficaci.
- Qual è la tua favorita per la vittoria finale in queste Final Eight?
Dico due club, entrambi spagnoli – Burgos e Tenerife. Quando vedi che subito dopo le due strapotenze spagnole, nella classifica della ACB, ci sono loro…
- In chiusura: ti riterresti soddisfatto di queste Final Eight se…?
Mi piacerebbe che ce la giocassimo alla pari con Tenerife. È la prima squadra con questa qualità e questa precisione di esecuzione che affrontiamo quest’anno. È ovvio e sarebbe banale dire che vorrei vincere la coppa, ma come primo obiettivo ci diamo quello di stare in partita e in scia fino all’ultima curva con Tenerife: poi vediamo cosa succede dopo.
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