Bayern, Daniele Baiesi: “Sasha Grant sarà stabilmente in prima squadra l’anno prossimo”

Il direttore sportivo del Bayern Monaco è il protagonista della nuova puntata di Cantieri Aperti 365

La settimana di Cantieri Aperti 365 si chiude in Germania dove si trova Daniele Baiesi, direttore sportivo del Bayern Monaco che è stato il protagonista della video-chat odierna.

Un percorso il suo che, dopo essersi sviluppato in Italia nell’affascinante progetto di Biella, si è poi spostato in giro per il mondo come Scout Internazionale dei Detroit Pistons, per poi posizionarsi in Germania prima come dirigente del Bamberg e poi del Bayern Monaco

“Attualmente mi trovo a Monaco e stiamo continuando a lavorare seppur a scartamento ridotto. La Germania è arrivata al problema preparata, ha messo in campo misure di contenimento epocali per loro, ma molto minori rispetto all’Italia. Qui ti consigliano di stare a casa, ma non ti vietano di lavorare

Non ci sono scene di isteria collettiva, ogni giorno può sembrare una domenica normale, sono tutti molto disciplinati”.

Le tante esperienza ne hanno fatto un dirigente decisamente stimato in campo internazionale: “A Biella ho imparato a leggere, scrivere e saper far di conto, l’esperienza dei Pistons è stata illuminante mi ha fatto conoscere ancora di più la vera natura di questo lavoro è quella che mi ha insegnato più di tutto anche a livello umano. A Bamberg poi ho avuto la fortuna di poter mettere in pratica tutto quel che ho imparato a con uno staff super affiatato di persone che sono cresciute professionalmente tutte insieme”

I suoi 5 anni da scout internazionale dei Detroit Pistons hanno realizzato il suo sogno: “E’ stato un contatto che si è sviluppato in un anno e mezzo mentre i dirigenti dei Pistons venivano a vedere Jerebko a Biella. Quando lascia i piemontesi andai negli USA a fare un viaggio di aggiornamento e proprio poco prima di andare a Detroit il loro scout internazionale scelse di andare in un’altra franchigia. Dovevo fare uno stage, mi ritrovai invece con un’offerta di lavoro. Quando mi hanno dato l’ok ero a Torino, dopo un concerto degli U2, ho cominciato ad urlare in giro per la città come un pazzo”.

La ricetta di Baiesi per scovare giocatori è chiara: “Non è la ricerca del giocatore migliore in assoluto, ma il giocatore migliore per te. Devi trovare quello che va bene per il tuo ambiente e per il tuo coach. In questo senso la selezione di Melli, per citare un caso a noi italiani caro, è l’esempio giusto.

Qui al Bayern sto provando a definire una lista di principi e di qualità che si cercano in un giocatore rispetto al sistema che si vuole adottare, ma ovviamente è un qualcosa che si evolve in base alle persone con cui si lavora. Qui, ad esempio, sono un po’ stanchi di vedere un basket masticato, vogliono vedere più dinamismo e stiamo lavorando in quella direzione”.

Da dirigente ha anche un paio di rammarichi di giocatori sfiorati, ma non ingaggiati: ““Jaycee Carrol, l’anno di Biella che poi comunque arrivammo in semifinale. Non sono pentito, però fui ingannato dalla Summer League dove lo fecero giocare da playmaker. Di recente invece mi sono molto dispiaciuto di non aver potuto prendere Darrun Hilliard”.

Al Bayern gioca Diego Flaccadori e il dirigente di origine bolognese valuta così il suo operato: “E’ Rimasto un po’ vittima di alcune circostanze, un esordiente all’estero non può ovviamente darti tutto subito. L’obiettivo era quello che sfruttasse il minutaggio al campionato per prepararsi all’Eurolega 2020/21

Talvolta c’è stata un po’ di paura ad impiegarlo, per me i giocatori imparano sbagliando sul campo, Diego ha un po’ pagato questo, ma per la mole di lavoro che ha messo insieme in questi mesi ho la più totale fiducia che diventerà un giocatore di rotazione in Eurolega”.

E poi c’è Sasha Grant che ha da poco compiuto 18 anni, ma sembra uno degli azzurri del futuro: “Gli ho fatto 6 anni di contratto quando l’ho fatto arrivare. Sarà stabilmente nella rotazione della squadra dell’anno prossimo, per noi è un grande traguardo. Poi in campionato giocherà da “domestic player” visto che ha fatto 3 anni di formazione. Come tutti i ragazzi ha il sogno della NBA, ma quando avrà impatto in Eurolega allora potrà iniziare a pensare agli States. Deve capire bene che giocatore sarà, concentrarsi al meglio sulle 2 o 3 cose che ogni partita può dare”.

Sul confronto con il mondo giovanile italiano da la sua chiave di lettura: “Vivo in un paese dove una società come la mia ha 6 allenatori di giovanili stipendiati a tempo pieno. Il lavoro di coach giovanile è percepito davvero come lavoro con contratto garantito, però talvolta vedo allenamenti poco formativi, mi lascia un po’ perplesso. Dipende dall’approccio della società in generale, di come intendono loro il lavoro di allenatore. Stiamo lavorando anche su questo per crescere. In Germania c’è un hardware di altissimo livello, ma sul software si può ancora migliorare su questo”.

Fonte: Cantieri Aperti 365.