21 maggio 1970. Bariviera segna il gancio, a Lubiana per la prima volta battiamo gli Stati Uniti

La partita fu equilibrata, tiratissima, dominata dalle difese e risolta nel finale da un gancio di Renzo Bariviera che fissò il risultato sul 66-64.

Il 21 maggio 1970 rappresenta una data storica per la pallacanestro italiana. Quel giorno, per la prima volta, una nostra Nazionale riuscì a superare in una competizione ufficiale gli Stati Uniti.


Si giocava a Lubiana, fase finale di un Mondiale che era al suo esordio in Europa dopo cinque edizioni in Sudamerica.


La Jugoslavia di Tito, a 25 anni dalla nascita del proprio Stato, aveva spinto per ospitare un evento così importante, anche alla luce del fatto che la propria Nazionale negli anni precedenti aveva sfiorato la grande impresa: seconda negli ultimi Mondiali (Rio ’63 e Montevideo ’67), seconda alle Olimpiadi ’68 e agli Europei ’69.


Una cosa era certa: la Jugoslavia voleva impressionare il mondo, per capacità organizzative e col talento dei propri giocatori. Alla fine Tito centrò entrambi gli obiettivi, salutando l’Oro di Cosic e compagni alla presenza di 14.000 spettatori, molti più di quanto la Tivoli Arena potesse ospitarne. I gironi di qualificazione si giocarono a Sarajevo (Bosnia), Spalato e Karlovac (Croazia), la fase finale a Lubiana (Slovenia), quella di consolazione a Skopje (Macedonia).


Dodici le squadre partecipanti, con facce nuove come Cuba, Panama, Corea del Sud, Australia. E l’Egitto, travestito da Repubblica Araba Unita, a rappresentare l’Africa.


L’Italia era passata dalle mani di Nello Paratore a quelle di Giancarlo Primo, tecnico poco loquace e sempre in controllo, e che per quel Mondiale aveva scelto una squadra giovane.


L’Azzurro più esperto era Ottorino Flaborea, trentenne rispolverato proprio da coach Primo. Il più giovane, appena 20 anni, un certo Dino Meneghin. In mezzo Masini (già a Rio ’63), Cosmelli e Recalcati (reduci di Monteviodeo ’67), Zanatta, Bariviera, Bisson e gli esordienti Rusconi, De Rossi, Errico e Giomo.


Quel gruppo, oltre a superare gli statunitensi, sfiorò la medaglia e chiuse il torneo al quarto posto, miglior risultato di sempre per l’Italia in un Mondiale.


L’Italia salutò il primo girone di Spalato dopo una sconfitta col Brasile (93-94 dopo un overtime) e due vittorie con Canada e Corea del Sud. Nella seconda fase di Lubiana gli Azzurri resero la vita difficile ai futuri campioni del mondo della Jugoslavia (63-66, Recalcati 20) e dopo la seconda sconfitta col Brasile piegarono Cecoslovacchia (+12) e Uruguay (+11).


Poi, arrivò il 21 maggio 1970 e il capolavoro contro gli Stati Uniti, certo nella loro edizione più sfavillante ma pur sempre gli Stati Uniti. Che per l’occasione aveva reclutato gli "italiani" Joe Isaac (All’Onestà Milano), Jim Williams (Fides Napoli), Bob Wolf (ex Simmenthal) e altri giovani di belle speranze come il diciassettenne Bill Walton.


La partita fu equilibrata, tiratissima, dominata dalle difese e risolta nel finale da un gancio di Renzo Bariviera che fissò il risultato sul 66-64. Al suono della sirena tutti in campo a esultare: giocatori, dirigenti, giornalisti, tifosi…


Per l’Italia il podio sfumò pochi giorni più tardi dopo il ko con l’Unione Sovietica. Sergej Belov e Zarmuhamedov ci condannarono al 62-58, medaglia inattesa alla vigilia e sfumata in extremis e Oro alla Jugoslavia, col Brasile a ruota e gli Stati Uniti dietro di noi.


Nel quintetto di quel Mondiale, oltre all’MVP sovietico Belov, furono selezionati anche Paulauskas (URSS), Cosic (Jugoslavia), Ubiratan (Brasile) e Washington (USA).


Fonte: FIP.

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